Lo scheletro fossile di epoca pliocenica, appartenente alla balenottera “Brunella”, è considerato dagli esperti uno dei ritrovamenti paleontologici più significativi degli ultimi decenni.
Il sedimento in cui si trovano le ossa contiene le tracce di un ecosistema ormai scomparso.
Le potenzialità scientifiche dell’intero reperto sono molto rilevanti e la Fondazione Banfi intende promuoverne la ricerca multidisciplinare.
“[…] durante l'ultimo periodo dell'epoca terziaria” vi fu “[…] un vastissimo bacino, il quale dal lato di mezzogiorno comunicava col Mediterraneo e si estendeva ampiamente verso Sud-Est nel territorio romano; mentre verso il Nord si avanzava in forma di golfo verso Arezzo e riceveva direttamente le acque dell'Arno che, soltanto alla fine di quell'epoca e per il sollevamento del terreno pliocenico, cambiò direzione e si piegò verso Occidente e Nord-Ovest per passare nella vallata fiorentina.
Verso Nord-Ovest il citato bacino occupava gran parte del Senese e, per quella via, si metteva in comunicazione con altro vasto bacino pliocenico che si avanzava pure verso Siena, seguendo la valle attuale dell'Elsa.
Numerose isole sorgevano alla foce e nel bel mezzo di quel bacino, e fra queste interessa di ricordare le montagne del Cetonese che costituiscono tre isole allineate da Nord a Sud situato quasi nel centro del bacino, e la montagna di Montalcino che sorgeva all'imboccatura di un canale per il quale il bacino stesso comunicava col Mediterraneo anche dal lato di Sud-Ovest mediante un ampio golfo oggi occupato dalla pianura Grossetana.”
Giovanni Capellini (1873). Della Balena etrusca. Memorie della Regia Accademia delle Scienze all’Istituto di Bologna, Serie III, Tomo III, pagina 5